IL CBG

Il CBG è conosciuto per la sua capacità di supportare il corpo in caso di dolori acuti. Pur non essendo un farmaco, ha significative proprietà analgesiche e può essere un ottimo rimedio naturale in caso di dolore infiammatorio.

Il CBG agendo direttamente sui recettori CB1, CB2 E 5-HT1A aumenta il tono endocannabinoide, permettendo all’anandamide di agire a più lungo raggio e di aumentare in maniera sinergica gli effetti antidolorifici. Lo stesso si può dire anche per il Cannabicromene (CBC). Il CBG è un cannabinoide molto importante soprattutto per supportare l’organismo in caso di glaucoma, è infatti stato scoperto che il suo utilizzo riduce la pressione intraoculare causa della malattia. 

Il Cannabigerolo è da considerarsi come la “cellula staminale” di molte sostanze chimiche presenti della Cannabis. Grazie all’azione di alcuni enzimi, il CBG si converte in altri tipi di Cannabinoidi rivelandosi poi importante nell’utilizzo terapeutico della Cannabis per via delle sue caratteristiche.  

Bonni Goldstein, direttore medico di Canna-Centers, in passato ha affermato come il CBG inibisca l’assorbimento di una sostanza chimica di nome GABA, con gli stessi meccanismi dei cannabinoidi.

Questo cosa significa? Significa che il cannabigerolo aiuta a rilassare i muscoli e a contrastare stati ansiosi così come succede con il CBD.

La ricerca scientifica sul CBG

Il CBG aiuta in varie patologie o particolari condizioni. Il cannabigerolo, infatti, potrebbe essere utilizzato per il trattamento del glaucoma, grazie alla sua capacità di abbassare la pressione intraoculare, esattamente come fa il THC ma senza i suoi tipici effetti psicotropi. Il cannabigerolo, inoltre, si è dimostrato efficace come agente antibatterico per combattere le infezioni del ceppo di batterio Staphylococcus aureus che si è evoluto sviluppando una resistenza agli antibiotici beta-lattamici, come le penicilline. Nel 2013, invece, uno studio ha evidenziato la possibilità di impiego del CBG per il trattamento di malattie infiammatorie intestinali come ulcere o coliti e, due anni più tardi, nel 2015, una ricerca condotta sui topi ha stabilito che il cannabigerolo assunto anche in combinazione con altri fitocannabinoidi potrebbe comportare ottimi benefici in una malattia neurodegenerativa come la corea di Huntington. Il CBG si è dimostrato capace di normalizzare l’espressione dei geni legati al decorso della malattia, svolgendo, di fatto, una funzione neuroprotettiva.

Il CBG, secondo uno studio del 2014, ha inibito la crescita tumorale in alcune cavie affette da cancro al colon. Nel 2016, invece, è stato dimostrato che il CBG può funzionare come stimolante per l’appetito, una proprietà molto importante che potrebbe essere d’aiuto per chi affronta con coraggio i cicli di chemioterapia. 

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